testi di Andrea Timpano
fotografie di Gianluca Calisti
Queste foto raffigurano paesaggi e luoghi immutati nel tempo, potrebbero essere state scattate in qualsiasi momento negli ultimi 50 anni. L’assenza di mutazione temporale è l’aspetto principale, un territorio immobile, ibernato, lontano dalle offese degli anni.
La montagna



Restare sveglio fino a tardi è una prerogativa dei grandi, ma una volta l’anno anche i più piccoli possono fare le ore piccole. Fa freddo, tanto freddo quel 31 dicembre, quando stai all’aria aperta dalla bocca esce una nuvoletta, è divertente, i bambini fanno finta di fumare imitando gli adulti. Arriva mezzanotte, qualcuno apre la finestra ed inizia a sparare, colpi di pistola automatica. La pistola inizia a ruggire e sputa lampi e boati. Fa paura, tanta paura, oddio ripensandoci bene non così tanta che poi guardandola da lontano con le mani strette strette sulle orecchie sembra divertente. È divertente!!! Allora un cugino prende un fucile e spara, spara tante volte pure lui e i maschi ridono, ridono forte perché le donne invece strillano e sobbalzano. È capodanno!! A capodanno uno strumento di morte può far ridere tutti, a capodanno bisogna essere un po’ pazzi. Ma in fondo non è solo capodanno, è la Calabria è l’Aspromonte dove un abbraccio d’amore può soffocare ed uccidere, dove un sorriso si può trasformare in odio e tragedia, dove una pistola può diventare un giocattolo ed un giocattolo invece essere usato per uccidere. Qui tutto può prendere qualsiasi sembianza, forse è un posto magico, forse maledetto. Anche la terra ogni tanto ribolle da sotto ed urla con terrificanti terremoti, ma questo non lo pensavo quel 31 dicembre, ero piccolo, si uno di quei bambini che fumava il vapore del proprio fiato con indice e medio ero io. Non pensavo a questo, guardavo urlare la pistola e ad ogni colpo sparato il mio cuore batteva sempre più forte. Poi arrivò mamma (papà restò alla finestra a sparare), mi mise il cappotto e attraversando la strada sotto un ombrello per evitare la pioggia di pallini da fucile, mi portò insieme ai miei fratelli a casa. In fondo perché avrei dovuto vedere la tragedia e la bellezza di quella terra quando avevo chi mi portava a casa e mi preparava il letto? In fondo la tragicità della vita non sembra meno buia quando hai qualcuno che ti ripara con un ombrello?
Il paese
Il veleno nell’anima delle persone ha crepato le facciate dei palazzi. I colpi di pistola hanno staccato l’intonaco. L’amore di questa gente antica ha tenuto in piedi le loro vecchie case


Il lavoro
Le opere grandi sono frutto del lavoro di uomini valorosi. Il valore e la grandezza stanno nella fatica, nell’ingegno e nel rispetto.




La casa
Il fuoco è sempre stata la passione di famiglia, bruciare sterpaglie, accendere sigarette ed ovviamente il camino. Guardavo la legna scoppiettare e mi domandavo quando quell’uccellino sarebbe riuscito a catturare quel pesce e se mai io vi avrei potuto assistere.









La famiglia
Prese un cetriolo lo aprí in due con il coltello che aveva in tasca, si fece passare del sale e con calma lo condì. Senza dirmi nulla me lo passó mentre continuava a discutere con quegli uomini sulla qualità delle arance. Lo mangiai, fu sorprendente. Dolce, sapido, succoso. Pasquale pulì il coltello con il fazzoletto, lo piegó e lo mise in tasca. Io e mio padre continuavamo a seguirlo in mezzo all’aranceto senza domandarci perchè, lo facevamo e basta. Pasquale, nonno, stava sei passi avanti a noi, come sempre.
testi: A.Timpano
fotografie: G.Calisti
Meraviglioso!