Leica M8 – un esempio di sviluppo veloce

Tra tutte le fotocamere chemo sono passate per le mani la Leica M8 è la macchina a cui sono più affezionato, ovunque vada cerco di portarla sempre con me. I motivi di questo attaccamento anche morboso sono svariati e per lo più emozionali come il contatto con i materiali ed il peso specifico che trasmettono sicurezza e robustezza. Ovviamente questi ultimi soprattutto sono fattori assolutamente soggettivi e posso facilmente comprendere chi preferisca utilizzare fotocamere più leggere e magari con qualche funzionalità in più.

Ma non ci posso fare nulla la M8 mi ha stregato fin dall’inizio, amando all’istante i pregi e i difetti.

Un fattore che spesso viene considerato come un assoluto difetto, specie dai fotografi che amano il colore è il problema della resa dei neri che senza apposito filtro e OOC (out of camera) vira gentilmente verso il magenta.

Questo fenomeno è dovuto alla costruzione del sensore CCD (Kodak) che attira forse più del dovuto i raggi UV infrarossi. Per molti, come dicevo, è una discriminante per passare ad altro modello e altri marchi con rese più fedeli, ma per i cultori della Leica in genere e dei sensori CCD questa anomalìa costruttiva è vista come un vantaggio a favore di una resa strepitosa nel bianco e nero. Insomma stiamo parlando quasi di una Monochrome ante litteram.

Tuttavia per correggere questo comportamento bizzarro le soluzioni non mancano. La prima, la più diffusa, nonché proposta come soluzione hardware definitiva dalla casa di Solms è l’utilizzo nativo di un filtro UV/IR.

 

Nulla da dire se non che alcuni obiettivi non sono affatto compatibili con le misure dei filtri UV/IR proposti da Leica.

Un moderato utilizzo dei canali di Lightroom magari applicando un maschera sull’oggetto da modificare  diventa la soluzione più veloce e indolore. Sviluppo > Colori > Magenta e ho semplicemente desaturato.

Qui alcune prove di sviluppo e in fondo la resa in bianco e nero.

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